La sostanza del cambiamento della politica degli ultimi 18 anni si può racchiudere sotto il fenomeno del Berlusconismo.
La nascita di Forza Italia è stata la prima rivoluzione del quadro politico nazionale. Un movimento strutturato in maniera leggera che ha coniato il partito persona come modello della seconda repubblica.
Un movimento di opinione che ha sradicato il vecchio concetto di partito dove gli organi dirigenti avevano un ruolo di rappresentanza e di sostanza nelle scelte politiche. Quello che sta accadendo in queste ore in Lombardia e nel Lazio è la negazione di una classe dirigente che non è deputata più a scegliere chi la rappresenterà nelle Istituzioni . Il Berlusconismo ha soppiantato ogni schema con l’estremizzazione dello scontro politico. La personalizzazione del partito, come conseguenza di questa nuova interpretazione della politica, ha sottratto al ruolo del Congresso la sintesi di linee politiche, di confronto e di scontro.
La fase congressuale non è stata sostituita nemmeno dalle convention e dalle conferenze programmatiche, figuriamoci le Primarie per la selezione dei candidati. L’acclamazione del leader e il DO NOT DISTURB il Sultano ha scalzato la conta congressuale.
Questo nuovo modello di partito ha la responsabilità di deformare la rappresentanza e il consenso. Il Berlusconismo antepone l’investitura popolare alle regole attraverso un’interpretazione distorta del mandato degli elettori.
L’eletto, giacché tale, assume posizioni d’impunità in ragione del governare, del fare. Si è svuotata la funzione del Parlamento attraverso la sindrome della decretazione d’urgenza come se fosse ostacolo alla politica del realizzare.
Si sono acuiti i conflitti soprattutto tra il potere esecutivo, quello giudiziario e tutte le istituzioni di garanzia come la Corte Costituzionale e la Presidenza della Repubblica, considerate un freno al ruolo del fare che puntualmente deborda nel “fare ciò che gli pare”.
Il berlusconismo non è riuscito a creare una base culturale limitandosi a esprimere un’etica soggettiva senza regole e ostentando un professionismo dei valori fatto di slogan e non di testimonianza.
Il fenomeno di parentopoli, il malcostume dei doppi incarichi, i vari casi Minetti disseminati in tutta Italia e un garantismo senza confini hanno assunto dimensioni preoccupanti.
Una questione morale di proporzioni gigantesche che non è affrontata perché mai e poi mai la politica è riuscita a riformare se stessa.
Le grandi questioni all’interno del Pdl non si limitano solo a questo.
E’ stato normalizzato un messaggio che è stato chiarissimo. Chi sbaglia non paga, ma è premiato e la meritocrazia calpestata, derisa, uccisa.
E’ quindi giunto il momento di cambiare e bisogna avere il coraggio di dirlo ora, e chiunque si candidi nel centro destra, per quanto mi riguarda , deve prendere l'impegno che NULLA SARA' PIU' COME PRIMA.