Esiste ciò che possiamo definire un pensiero unico, che non ha un volto o un luogo nascosto o segreto dove qualcuno prende decisioni epocali, ma è indistinto, virale.
Non è frutto di un complotto ordito da pochi, ma è un processo casuale ed incisivo sulla modernità, di un' informazione democratica plurale, ma singolare e massificata nei contenuti.
La contaminazione della genericità, del relativismo, della dittatura del presente, dell' identità che si scioglie nella globalità e nella visione mondiale senza confini.
La tradizione viene derubricata a cosa passata, l' identità territoriale ad una prigione, l'identità culturale come cumulo di esperienze e di un sapere passato e , quindi, stantio, non riproducibile e contrario alla modernità.
Le esperienze non come insegnamento per il futuro ma come semplice compito archiviato nel passato, ossia storia sepolta.
L'individuo, spogliato della sua individualità e della sua identità territoriale, culturale, tradizionale e sessuale diventa un mutante che sfida la natura.
La natura ritenuta buona nel mercato bio, nel chilometro zero dei frutti della terra, senza l'ausilio della tecnica e della chimica , diventa improvvisamente matrigna, quando decide che l'umanità si divide tra uomini e donne e la procreazione può avvenire solo tra due sessi diversi.
La famiglia viene chiamata tradizionale e non naturale, dandogli il significato arbitrario di una convenzione sociale ormai superata.
Al pensiero unico , logica del mercato, del supermercato, del superamento dell’ identità, dei confini e delle tradizioni, dell' uomo non più inteso come individuo ma come mutante, si deve contrapporre il pensiero identitario di una società fatta di individui che hanno un proprio dna territoriale, culturale, sessuale e che creano naturalmente una comunità.
Più questa identità e' forte e radicata, più la società e' stabile, sicura e accogliente.
Una società che basa la sua cultura sull'identità non ha paura dell'altro, né teme contaminazioni e l'individuo è unico, non riproducibile in quanto appare e lo si riconosce in un contesto di condivisione comunitaria ,altrimenti sarebbe semplicemente un essere solo.
Può cambiare opinione, può cambiare, con il tempo che passa, i propri lineamenti, le cellule di cui è formato nel presente, che sono diverse da quelle originarie, ma la persona rimane la stessa , un condensato di vissuto. Rimane intatto il comune sentire, il senso di appartenenza ad una comunità e le sue sensibilità.
E' evidente che avendo determinati punti saldi ed inattaccabili è più facile il confronto con culture ed etnie diverse, mentre la paura è solo segno di inquietudine, di insicurezza, dovuta al semplice fatto che non sappiamo chi realmente siamo e da dove veniamo.
La mancanza di memoria storica e la presa di coscienza che siamo un concentrato di storia vissuta passata e presente, è il primo elemento attaccato da questa influenza virale, dove ognuno di noi è solo un cliente, un codice fiscale, un corpo che esiste solo se interagisce con i nuovi strumenti informatici. Esisti perché sei connesso, se manca la connessione sei morto.
La tradizione evoluta, come cinghia di trasmissione e la coscienza che non siamo così come siamo per caso ,ma siamo quello che siamo in virtù della nostra famiglia, della nostra generazione , della storia e della cultura della nostra terra.